Comprensione di testi (Scienze delle Attività Motorie, Sportive e dell'Educazione Psicomotoria)

Comprensione di testi (Scienze delle Attività Motorie, Sportive e dell'Educazione Psicomotoria)

Domande 20
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Elenco domande

  1. BRANO 1 - Il compito della scienza è, come noto, quello di scoprire dei fatti; ma una casuale collezione di fatti non si può dire costituisca scienza. Senza dubbio, alcuni aspetti della scienza possono anche fermarsi su questo o quel fatto particolare. A un geografo, per esempio, può interessare descrivere l’esatta configurazione di una particolare costa, o a un geologo può interessare la precisa natura degli strati rocciosi in una particolare località. Ma nella scienza più avanzata, la semplice conoscenza descrittiva di questo o quel particolare ha ben poca importanza. Lo scienziato desidera scoprire verità sempre più generali, delle quali i fatti che avvengono sono soltanto casi particolari ed esempi di conferma. I casi particolari possono essere volta per volta conosciuti, in un certo senso, mediante osservazione diretta. Che un particolare oggetto cada se non trattenuto, che una palla si muova più lentamente su un piano inclinato piuttosto che quando cade direttamente a terra, che le maree crescano e calino: queste sono tutte questioni di fatto che si prestano a un esame diretto. Ma lo scienziato cerca qualcosa di più che una semplice registrazione dei fenomeni: si sforza di “comprenderli”. A tal fine, cerca di formulare delle leggi generali che stabiliscano uno schema degli avvenimenti simili e un contesto sistematico delle relazioni sussistenti tra essi. Lo scienziato è impegnato in una ricerca delle leggi naturali secondo le quali accadano gli eventi particolari e dei principi fondamentali che sono alla base delle leggi stesse. Questa esposizione preliminare degli scopi teoretici della scienza può forse essere chiarita da un esempio. Quel grande fisico e astronomo che fu Galileo Galilei (1564-1642) riuscì, mediante un’accurata osservazione e l’applicazione del ragionamento geometrico ai dati così raccolti, a formulare le leggi della caduta dei gravi, le quali forniscono una descrizione generale del comportamento dei corpi in prossimità della superficie terrestre. Quasi contemporaneamente, il grande astronomo tedesco Kepler (1571-1630), fondandosi principalmente sui dati astronomici raccolti da Tycho Brahe (1546-1601), formulò le leggi del movimento dei pianeti, le quali forniscono un’accurata descrizione delle orbite ellittiche percorse dai pianeti intorno al Sole. Questi due grandi scienziati riuscirono a unificare i vari fenomeni rientranti nel loro campo di ricerca stabilendo le interrelazioni sussistenti fra essi: Kepler nella meccanica celeste, Galileo nella meccanica terrestre. Dal brano 1 è possibile dedurre che, secondo l'autore, il fatto che un sasso cada più velocemente di un foglio di carta:
  2. Quale delle seguenti alternative rappresenta meglio l'opinione dell'autore del brano 1 sullo scopo della scienza?
  3. Quale delle seguenti frasi meglio rappresenta la finalità dell'autore del brano 1?
  4. Il brano 1 è di carattere:
  5. Con quale finalità l'autore del brano 1 menziona l'astronomo tedesco Kepler?
  6. BRANO 2 - Anche se computer e microscopi ci permettono oggi di raccogliere informazioni fino a poco tempo fa considerate irraggiungibili, le conoscenze acquisite corrispondono tuttavia a meno dell’uno per cento di tutto quello che dovremmo sapere. Proprio quando i test in uso sembrano dimostrare che la mente funziona in un determinato modo, si scopre un nuovo test che prova esattamente il contrario o si trova un soggetto il cui cervello funziona in modo completamente diverso. Grazie alle nostre ricerche ci siamo resi conto che la mente è infinitamente più complessa di quello che avevamo precedentemente supposto, e che un individuo con una mente “normale” ha potenziali e capacità maggiori di quello che pensavamo. Alcuni esempi chiariranno il concetto. La maggior parte delle discipline scientifiche, anche se riguardanti campi diversi, ruota attorno allo studio della mente. I chimici hanno un particolare interesse per le complesse strutture chimiche che esistono e interagiscono nelle nostre menti; i biologi sono sempre in lotta con le funzioni biologiche del cervello; i fisici trovano paralleli con le loro ricerche sulle estreme possibilità dello spazio; gli psicologi stanno tentando di comprendere la mente in modo completo e trovano l’esperienza frustrante come se tentassero di mettere un dito su una piccola goccia di mercurio; i matematici che hanno elaborato modelli per i più sofisticati computer e per l’universo intero ancora non hanno trovato una formula per le operazioni che hanno luogo nelle nostre menti, regolarmente, giorno dopo giorno. Quello che siamo riusciti a scoprire in questi ultimi dieci anni è che il nostro cervello è diviso in due parti, ciascuna delle quali svolge attività molto diverse; i modelli potenziali del cervello sono risultati inoltre molto più estesi di quanto si pensasse alla fine degli anni Sessanta e abbiamo anche capito che il cervello ha bisogno di tipi di alimenti molto differenti, se lo si vuole mantenere in vita. Nei laboratori della California, fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, furono avviate delle ricerche che avrebbero cambiato la storia della nostra comprensione del cervello umano; quelle stesse ricerche avrebbero condotto Roger Sperry, del California Institute of Technology, al Premio Nobel e avrebbero recato a Robert Ornstein fama mondiale per il suo lavoro sulle onde del cervello e sulla specializzazione delle funzioni. Furono proprio Sperry e Ornstein a scoprire che le due parti del cervello, o i nostri due cervelli, collegati da un sistema straordinariamente complesso di fibre nervose chiamato Corpus Callosum, hanno a che fare con tipi diversi di attività mentali. Dal brano 2 si ricava che le due parti del cervello umano:
  7. In quale periodo è stato scritto il brano 2?
  8. Nel brano 2 si afferma che:
  9. La tesi di fondo sostenuta dall'autore del brano 2 è che:
  10. Dal brano 2 si deduce che:
  11. BRANO 3 - Gli uomini tendono a interpretare l’amore e il matrimonio in termini di possesso, come confermano gli studi su cerimonie nuziali, negoziati prematrimoniali, leggi sull’adulterio e canzoni d’amore. La violazione del diritto di proprietà degli uomini sulle “loro” donne può provocare gesti violenti. La grande maggioranza degli uxoricidi è dovuta al sospetto d’infedeltà o alla volontà della moglie di chiudere il rapporto: il rischio che una donna sia uccisa è più alto dopo l’abbandono del partner violento che durante la convivenza. “Se non posso averla io, non l’avrà nessuno”, pensano gli uxoricidi. Il rovesciamento dei ruoli non è molto frequente. E quando le donne uccidono i partner di solito è per reazione al dominio violento dell’uomo. Forse la possessività maschile è dovuta al fatto che gli uomini sono in forte competizione tra loro per la riproduzione e possono essere ingannati riguardo alla paternità. Tuttavia, gli uomini non aggrediscono le partner allo stesso modo in tutto il mondo. Ci sono grandi differenze culturali. In Papua Nuova Guinea un etnografo ha rivelato che nella tribù dei Lusi-kaliai quasi tutte le donne subiscono prima o poi percosse dal marito, mentre in quella dei Wape le violenze sono molto rare. Anche nelle nazioni sviluppate ci sono situazioni molto diverse: secondo l’OMS, il numero delle mogli aggredite dal marito oscilla dal 10 a più del 50 per cento. Ogni anno più di cento britannici uccidono le partner o le ex partner. […] Negli Stati Uniti sono circa mille le donne uccise dai partner o dagli ex partner ogni anno. La cifra è inferiore ai 1.400 omicidi all’anno dei primi anni Ottanta, ma in rapporto alla popolazione è pur sempre il doppio rispetto alla Gran Bretagna. Il dato sorprende perché contemporaneamente sono aumentati l’impegno femminile nel mondo del lavoro e i divorzi richiesti dalle donne, entrambi fenomeni sgraditi agli uomini possessivi. La riduzione degli uxoricidi potrebbe essere dovuta alla maggiore protezione sociale garantita alle donne maltrattate. La riduzione del numero di uomini uccisi dalla moglie è stata ancora più netta. Evidentemente i programmi per la tutela femminile hanno salvato la vita più agli uomini che alle donne: se le donne hanno la possibilità di sfuggire a uomini violenti e dominanti, sono meno inclini a uccidere. Dal brano 3, si può dedurre che:
  12. Secondo il brano 3, le donne uccidono il partner:
  13. Secondo il brano 3, rispetto agli anni Ottanta:
  14. Secondo il brano 3, una donna con un partner violento rischia di venire uccisa con:
  15. Secondo il brano 3, i programmi di protezione femminile fanno diminuire:
  16. BRANO 4 - La popolarità di Sherlock Holmes, in Inghilterra e all’estero, fu dovuta al fatto che il personaggio creato da Conan Doyle era un figlio emblematico del suo tempo. Holmes era abbastanza inglese da permettere ai suoi compatrioti di riconoscersi in lui ed agli stranieri di trovarlo assolutamente tipico e incarnante il modo di vita e la cultura vittoriana. È dotato di buone maniere ed autocontrollo, eleganza sobria ed una discreta dose di antifemminismo che talvolta sconfina nel disprezzo per le donne. La tecnica che Holmes usa è un condensato della filosofia positivista e dello scientismo tipico di un periodo che rifiuta le categorie metafisiche. Il dato non verificabile è messo in dubbio, e la tecnologia e le leggi economiche acquistano un significato assoluto. Può essere interessante notare che, a differenza dei gialli moderni, l’intreccio conta relativamente poco nei libri di Conan Doyle. Il nocciolo della storia è nella conclusione dove Holmes, col distacco necessario, spiega tutto. Il successo moderno Holmes è probabilmente dovuto al suo essere l’opposto di molti protagonisti di polizieschi moderni, che sono violenti e nel complesso goffi. Al contrario Holmes è un personaggio raffinato con tendenze decadenti fra i tipi vittoriano ed edoardiano. Il suo perfetto raziocinio e una sottile auto-ironia gli assicurano una eterna vitalità. Chiunque desideri un antidoto contro la rumorosa invadenza dei detective moderni, può rivolgersi a lui con fiducia. Nel brano 4 si fa riferimento:
  17. Secondo il brano 4, Holmes si può definire come:
  18. Secondo il brano 4, Holmes è:
  19. Secondo il brano 4, Holmes è un personaggio:
  20. Secondo il brano 4, il romanzo di Conan Doyle:
Fonte
Università degli studi di Salerno
Difficoltà
medio